Un incidente nel 2015, una settimana di coma,
15 giorni di terapia intensiva e un anno di ospedale per la riabilitazione.
Paraplegia grave.
Silvia non può tornare a correre in moto o fare sport di squadra,
“meglio rimanere nella merda in cui siamo, senza andarne a cercare altra” dice il suo neurochirurgo.
Fine della storia.
E invece NO! Non c’è modo di fermarla Silvia.
Perché lo spirito è questo: come dice lei
Io le due ruote in pista ce le metto comunque.
Mi ricordo solamente quando mi sono svegliata dal coma, avevo un tubo in gola.
Non sentivo nulla dallo sterno in giù. Mi sono girata, c’era mio papà e in un momento di sconforto gli ho detto che avrei volute morire.
Senza pensarci neanche un po’ mi risponde:
- Hai sempre avuto una grande forza, adesso la tiri fuori e la usi per andare avanti!
In effetti ha colpito nel segno perché io sono sempre stata competitiva nella vita, nella moto.
E così ho tirato fuori le palle e sono riuscita a venir fuori da un anno di riabilitazione.
Non è stato facile.
Trovare nuovi stimoli per affrontare ogni giorno è una grande sfida.
Poi ho realizzato che l’importante è vivere oggi per domani, perché la vita ti cambia le carte in tavola.
Se ti fai dei piani e non accetti l’imprevisto,
non riesci a vivere a pieno e ti perdi le cose più belle della vita.
Uno dei momenti più brutti del mio post incidente è stato quando ho fatto un sacco con tutte le mie scarpe con il tacco,
un po’ le ho buttate via un po’ le ho regalate.
Né ho tenuto 4 paia, quelle che preferivo
e ogni tanto le metto per farci delle foto.
La mia sessualità, a livello fisico è cambiato molto,
ma fortunatamente riesco a goderne ancora e sono molto fortunata,
perché ho questa sensibilità residua del midollo che me lo permette.
Molte persone nelle mie condizioni, dalla vita in giù non sentono niente.
A livello mentale vivo la mia sensualità e femminilità come prima.
Non sono cambiata.
Le difficoltà sono sempre tante, a livello di mobilità stradale, o anche i trasferimenti carrozzina/macchina, carrozzina /bagno.
A proposito di bagno, c’è il fatto che con una lesione midollare uno non controlla bene la vescica e l’intestino.
Quindi ogni volta che esci di casa stai in paranoia: mi cago o mi piscio addosso. Queste cose qua minano veramente l’ottimismo e l’autostima.
C’è gente che non va in giro perché ha paura di tutte queste cose e quindi non vive come prima.
Io vivo come prima vado via con la borsetta nel baule come I bambini con il cambio che non si sa mai…
Si impreca e a volte si piange per la frustrazione.
Ma poi mi ricordo che mio fratello mi dice sempre che “porconare” non serve a niente
e quindi prendo e vado a correre in ciclabile, mi sparo 4 km, mi sfogo e mi rilasso.
Nonostante quello che mi è capitato nella vita,
credo che noi siamo quello che vogliamo essere
indipendente da come siamo esteriormente e da quello che possiamo fare.